lunedì 10 giugno 2019

Ho sognato che litigavamo e il nostro rapporto si spezzava, come in realtà è successo. Ma era diverso, rispetto a com'è andata.
Nel sogno eravamo sotto Natale e tu eri venuta da me con un sacchetto pieno di doni. E anche io avevo doni per te.
Non so perchè nel sogno finiva tra noi, ma io ti dicevo basta, è finita, e tu andavi via lasciando le tue cose a casa mia. Quando rientravo nella tua stanza le vedevo tutte, vedevo tutti i pacchetti miei e tuoi ancora da aprire e sentivo il tuo odore, come l'odore che hai lasciato sul maglione fucsia che non hai portato via con te. E mi pentivo. Ti scrivevo. Mi mangiavo le mani credendo di aver rovinato tutto. Nel sogno aspettavo una tua risposta. Come le mie risposte che a te non sono mai arrivate. Chissà che brutto deve essere scrivere all'altra persona e ricevere in cambio solo un silenzio che può voler dire tutto e il contrario di tutto. Non ha letto? Non mi risponde perchè mi odia? Non ha tempo? Non gli frega più nulla di me?
Penso di aver fatto questo sogno perchè Marco è venuto a cercarmi e perchè a lui la risposta è arrivata. Potresti pensare: due pesi, due misure. Ma non sai con che spietata lucidità io abbia controllato il mio comportamento, le mie mancate risposte.
Perchè l'errore più grande, nei rapporti che sono stati veramente importanti, sta proprio nello sguazzare fra i grigi. Nel lasciare la porta socchiusa. Nel non definire chiaramente i confini. Dà sicurezza, ma complica enormemente la vita ed è un errore che non ho voluto ripetere con noi.
Per questo ho preferito chiudere la porta e voltarmi a guardare altro. Tornare speditamente nella mia, di vita, dove tu non ci sei più e questa cosa è conseguenza non di un'arrabbiatura o di una delusione - queste sono emozioni temporanee che non possono certamente fare da basi per scelte di vita - ma di una presa di coscienza su noi, su ciò che siamo state e su ciò che saremmo state in futuro. Quindi, in definitiva, li ho visti i tuoi messaggi ma non ho potuto aprirli nè leggerli per questa presa di coscienza e per la necessità di lasciarla chiusa, quella porta. Non perchè sono arrabbiata o offesa per una qualche ragione. Li ho lasciati chiusi nel più alto rispetto di me, di te, di ciò che siamo state e di ciò che avrei voluto fossimo state se non fossimo state me e te.

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