venerdì 31 ottobre 2014

La gelosia - Tsukuru lo imparò da quel sogno - è la prigione più avvilente che ci sia al mondo. Perché è una prigione nella quale l'individuo si rinchiude da solo. Non ci viene spinto a forza da qualcuno. Ci entra di sua spontanea volontà, chiude la porta a chiave dall'interno e getta la chiave dalla finestra, al di là delle sbarre. E nessuno sa che lui è incarcerato lì dentro. Naturalmente se volesse potrebbe andarsene. Perché quelle sbarre di ferro si trovano nel suo cuore. Ma non riesce a farlo. Il suo cuore è diventato duro come un muro di pietra. Questa è la natura della gelosia.

- Murakami Haruki, L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio.

mercoledì 22 ottobre 2014


La vera compassione sta nel fatto di non calpestare la dignità altrui. Questo, almeno, è quello che penso io.

- N. Higashida, Il motivo per cui salto.

domenica 19 ottobre 2014

"La mia solitudine non dipende dalla presenza o assenza di persone; al contrario, io odio chi ruba la mia solitudine, senza, in cambio, offrirmi una vera compagnia"

- F. Nietzsche

martedì 14 ottobre 2014

Italy in a Day


La scorsa sera ho accidentalmente scoperto l'acqua calda. Mi stavo preparando a guardare La dolce vita di Fellini quando, smanettando con la tv, sono inciampata nel documentario Italy in a Day, iniziato da un'ora. Indecisa tra il guardarlo, anche se tagliato, o rimandarne la visione, ho preferito non perdere la possibilità spinta dal timore di non riuscire più a metterci le mani sopra.
La mia ignoranza derivava dal fatto che durante i mesi in cui il documentario è stato pubblicizzato e preparato, io ero stata privata della mia vita e della mia libertà da qualcosa di più grande.
Se non fosse stato per C. io probabilmente non avrei nemmeno capito a cosa mi trovavo di fronte.
Mentre lui mi spiegava di questo diario collettivo, ho ripensato al noto Life in a Day, che non ho mai visto ma, ricordo bene, aveva prodotto un certo stato di invasamento nel mio ex.
Da brava feticista di esseri umani, non ho saputo dire di no.
Penso sia lecito domandarsi quanto un prodotto del genere rischi di solleticare esigenze voyeuristiche, ma trovo che questo compito venga eccellentemente svolto già da Facebook e che al confronto, dare una piccolissima occhiata a un frammento di vita altrui, sia ben poca cosa.
La parola più adatta a descrivere questo documentario è, a mio parere, "toccante". In ogni sua parte. Dalla dottoressa che parla della morte, alla bambina che stringe forte la sorellina appena nata (vedi foto sotto), ai ragazzini che vanno in discoteca, a chi in discoteca non ci va perchè proprio non ci vede un senso. Ogni spezzone è un contatto umano diverso dalla passiva visione di un film perchè reale e, spesso, diretto a noi. La risposta empatica ad ogni singolo protagonista nasce spontanea. Ciascuno di loro ha cercato di immortalare e passare a noi frammenti di vita in cui emergevano, in proporzione variabile da persona a persona, ciò che pensavano, provavano, facevano nella vita, erano o amavano. Si salta quindi da monologhi sui massimi sistemi a riprese del cielo.
Da provare.


"Sai cos'è la paura?"
"No"
"E sai cos'è l'amore?"
"... no"

venerdì 3 ottobre 2014

 Spoiler

Oh, è una ben più dura battaglia di quella che lui un tempo sperava.
Anche vecchi uomini di guerra preferirebbero non provare. Perché può essere bello morire all'aria libera, nel furore della mischia, col proprio corpo ancora giovane e sano, fra trionfali echi di tromba; più triste è certo morire di ferita, dopo lunghe pene, in un camerone d'ospedale; più melanconico ancora finire nel letto domestico, in mezzo ad affettuosi lamenti, luci fioche e bottiglie di medicine. Ma nulla è più difficile che morire in un paese estraneo ed ignoto, sul generico letto di una locanda, vecchi e imbruttiti, senza lasciare nessuno al mondo.

- Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari.