giovedì 30 aprile 2015

Robbbe che meritano di rimanere nella memoria

Pensavo fosse un fake... invece è tutto vero. Non so se essere più sconvolta per i consigli su come fermare la diarrea o per la Sindone da ritagliare.

martedì 28 aprile 2015

I posti così, dove la natura era stata eliminata e scambiata con uno stupido e grottesto progetto di autoesaltazione umana, a quelli come me procuravano tristezza e dolore.

- N. Lilin, Educazione Siberiana.

domenica 26 aprile 2015

Guardavamo i fuochi d'artificio sdraiati sul letto...

Stavamo cenando, un anno fa, seduti a quel tavolo senza forma.
Stavamo cenando ed era tardi perchè ci eravamo come sempre riempiti la giornata di impegni ed eravamo tornati a casa che stava per cominciare a fare buio. Stavo parlando di non ricordo cosa con lo sguardo fisso su quella riproduzione della notte stellata che hai appeso davanti al tavolo, quando abbiamo cominciato a sentire quel rumore. Ci siamo chiesti cosa fosse. Il suono non era così chiaro. Erano fuochi d'artificio. Ancora fuochi d'artificio. Siamo corsi in camera da letto a guardarli increduli. Ancora fuochi d'artificio. Li avevano fatti già la settimana prima e il mese prima. Li avevamo guardati dalla finestra della camera da letto, comodi comodi, dicendoci a vicenda ma che bello. Ma che bello vivere in mansarda. Ma pensa che vista. Ma chi se li vede i fuochi d'artificio così, senza star col collo tutto piegato. Ma che bello, ma che bello. Alla facciazza loro. Quella volta lì io non ci credevo. Non mi pareva vero di vedere da casa i fuochi per tre volte di fila. Senza nemmeno fare la fatica di uscire. Senza rodermi il fegato perchè sento il rumore ma non riesco a vederli, o li vedo male. E mentre stavo lì, con la testa fuori dalla finestra, tu mi hai chiamata e mi hai detto: "Siamo così in alto che si vedono dal letto". Sono arrivata da te e mi sono sdraiata, appoggiandomi con la testa alla tua spalla. Ho guardato la finestra e sì, avevi ragione, da sdraiati riuscivamo a vederli. E lì mi hai detto: "Chi se li guarda i fuochi d'artificio sdraiato sul letto? Solo noi".
Ecco, lì io ho pensato che a me le mansarde non garbano. Che sono giocattolini carini, ma per viverci proprio no. Però la vista sul fuoco d'artificio compensava tutti gli inconvenienti. Compensava il soffitto che scendeva. Compensava il caldo africano d'estate e il freddo artico d'inverno. Compensava le minifinestre e l'assenza di balconi e davanzali. Ho pensato chi se ne frega se non ho posti dove mettere il mio crisantemo. Sono rimasta lì accucciata a te a guardare i fuochi e ho sentito quella sensazione nello stomaco da attimo fuggente. Mi sono chiesta chissà se ricorderò questo momento. Chissà se potrò mai riviverne uno simile. Denotando un discreto fatalismo, perchè ancora di programmi in testa non ne avevamo. Ancora non sapevo che la nostra strada avrebbe preso una svolta improvvisa. Non lo avevo nemmeno programmato. Era ancora un Que serà, serà. Ecco, io mica sapevo che non ci sarebbe stata un'altra volta, che probabilmente non ci sarà mai più, ma al tempo stesso sotto sotto lo sapevo.
Siamo un po' ridicoli, ad affezionarci così alle cose, ai luoghi, eppure negli ultimi giorni spesso mi domando come farò senza una mansarda da cui guardar sdraiata i fuochi d'artificio. Senza tutti quegli angoli saturi di ricordi. Ti confesso - è patologico, lo so - ti confesso che avrei voluto fotografare tutto. Per riguardare. Per essere ancora lì tra 15, 30, 40 anni. Ancora nella mansarda in cui mi hai trascinata quando ero solo un germoglio di donna. Me ne sono accorta quando hai iniziato a inscatolare tutto. Ora non posso più farlo. Sarebbe la foto di un cantiere. Mi rimangono sfondi di foto che ti ho fatto a tradimento qui e lì nelle diverse stanze. E tutti quei ricordi, che pian piano sbiadiranno.

sabato 25 aprile 2015

Nonno Kuzja mi ha insegnato le vecchie regole di comportamento criminale, che nei tempi moderni aveva visto cambiare sotto i suoi occhi. Era preoccupato, perché diceva che tutto comincia sempre dalle piccole cose che sembrano poco importanti, e alla fine si arriva alla totale perdita della propria identità.
Per farmelo entrare nella zucca mi raccontava spesso una fiaba siberiana, una specie di metafora, il cui senso era proprio la perdita di dignità degli uomini che seguono una via sbagliata, attirati da falsi benefici.
Quella fiaba parlava di un branco di lupi che erano messi un po’ male perché non mangiavano da parecchio tempo, insomma attraversavano un brutto periodo. Il vecchio lupo capo branco però tranquillizzava tutti, chiedeva ai suoi compagni di avere pazienza e aspettare, tanto prima o poi sarebbero passati branchi di cinghiali o di cervi, e loro avrebbero fatto una caccia ricca e si sarebbero finalmente riempiti la pancia. Un lupo giovane, però, che non aveva nessuna voglia di aspettare, si mise a cercare una soluzione rapida al problema. Decise di uscire dal bosco e di andare a chiedere il cibo agli uomini. Il vecchio lupo provò a fermarlo, disse che se lui fosse andato a prendere il cibo dagli uomini sarebbe cambiato e non sarebbe più stato un lupo. Il giovane lupo non lo prese sul serio, rispose con cattiveria che per riempire lo stomaco non serviva a niente seguire regole precise, l’importante era riempirlo. Detto questo, se ne andò verso il villaggio.
Gli uomini lo nutrirono coi loro avanzi, e ogni volta che il giovane lupo si riempiva lo stomaco pensava di tornare nel bosco per unirsi agli altri, però poi lo prendeva il sonno e lui rimandava ogni volta il ritorno, finché non dimenticò completamente la vita di branco, il piacere della caccia, l’emozione di dividere la preda con i
compagni.
Cominciò ad andare a caccia con gli uomini, ad aiutare loro anziché i lupi con cui era nato e cresciuto. Un giorno, durante la caccia, un uomo sparò a un vecchio lupo che cadde a terra ferito. Il giovane lupo corse verso di lui per portarlo al suo padrone, e mentre cercava di prenderlo con i denti si accorse che era il vecchio capo branco. Si vergognò, non sapeva cosa dirgli. Fu il vecchio lupo a riempire quel silenzio con le sue ultime parole: «Ho vissuto la mia vita come un lupo degno, ho cacciato molto e ho diviso con i miei fratelli tante prede, cosi adesso sto morendo felice. Invece tu vivrai la tua vita nella vergogna, da solo, in un mondo a cui non appartieni, perché hai rifiutato la dignità di lupo libero per avere la pancia piena. Sei diventato indegno. Ovunque andrai, tutti ti tratteranno con disprezzo, non appartieni né al mondo dei lupi né a quello degli uomini… Cosi capirai che la fame viene e passa, ma la dignità una volta persa non torna più».

- N.Lilin, Educazione siberiana.

giovedì 23 aprile 2015

Vita da "bamboccioni" e scivoloni giornalistici

Qualche giorno fa è dilagato per la rete (leggi: facebook) la notizia allucinante dei giovani che in massa hanno rifiutato un lavoro da 1300 euro netti al mese all'Expo.
Pioggia di commenti e insulti vari ai candidati, fino a quando la notizia non viene smentita ed etichettata come bufala.
Non sto a entrare nei dettagli, mi limito a copiaincollare la risposta di una "bambocciona" che ho apprezzato in particolar modo.

Ecco il mio punto di vista: Ho mandato il cv a Manpower per far parte dello staff di Expo a Ottobre, ho fatto tutti i test attitudinali a dicembre, ho fatto il colloquio di gruppo e il colloquio individuale a Gennaio, mi hanno dato un riscontro il 10 aprile, chiamandomi al telefono e dicendomi “Congratulazioni è stata presa, domani le mandiamo la graduatoria ufficiale”. La graduatoria ufficiale non è mai stata mandata. Ho mandato mail, ho chiamato e mi è sempre stato risposto che non ne sapevano nulla. Il 16 Aprile mi chiama un incaricato di Manpower per dirmi che la formazione sarebbe cominciata il 21 Aprile e che mi avrebbero mandato (‘naltravolta) la graduatoria. Nulla. Mi ritelefona il 17 Aprile dicendomi che ci saremmo risentiti per la conferma ufficiale nei giorni successivi.
Il 20 Aprile mi mandano una mail con su scritto che avrei dovuto cominciare la formazione il 22 Aprile a Milano. Non una graduatoria ufficiale, nessuna menzione al contratto di lavoro o di stage. Il 21 Aprile mi mandano una mail dicendomi che per essere confermata dovevo superare un questionario. (Scusa ma non ero già stata preso e non incomincio il giorno dopo la formazione?). Ho fatto ripetute domande circa la formazione senza nessuna risposta (La formazione verrà pagata? Dopo la formazione si firmerà un contratto di lavoro?). Tutto questo senza contare che per una posizione di Communication and Social Network il compenso è 500 euro al mese per 6 mesi, dopodichè sei sicuramente a casa,di cui ne avrei dovuti spendere 350 per un abbonamento ai mezzi per arrivare là in quanto Expo non ha nessuna convenzione con i mezzi di trasporto.
Quindi ricapitolando ho rifiutato un lavoro perchè con 150 euro al mese non mangio, perchè non mi sembra serio questo processo di selezione (e in generale la gestione dell’Expo in toto) e perchè ho la fortuna di avere un lavoretto e non posso mollarlo dall’oggi al domani (dato che la conferma semiufficiale scritta mi è arrivata il 20 Aprile e avrei dovuto cominciare il 22 Aprile SENZA un cavolo di contratto). Fine.

martedì 21 aprile 2015

Diceva sempre che la vera arma di ogni gentiluomo è la sua eleganza: con quella si poteva fare tutto – rapinare, uccidere, rubare, mentire – senza mai essere sospettati.

- N. Lilin, Educazione siberiana.

mercoledì 15 aprile 2015

I libri sono un ostacolo alla persistenza della stupidità.

- D. McCullough jr.




sabato 11 aprile 2015

Boris non sapeva niente di questa situazione, perché la sua mente di bambino non contemplava la realtà, tanto più la realtà fatta di violenza brutale e di logiche politico-militari. Lui voleva guidare il suo treno, e lo faceva anche di notte, perché come altri treni in tutto il mondo, pure il suo treno a volte andava avanti di notte… Una sera, mentre andava verso la ferrovia, i militari gli hanno sparato alla schiena come dei vigliacchi, senza neanche uscire dalla macchina blindata, e l’hanno lasciato morto sulla strada.
Quando l’ho saputo mi sono sentito subito adulto, qualcosa dentro di me è morto per sempre: l’ho avvertito molto bene, è stata una sensazione quasi fisica, quando attraverso il tuo corpo ti rendi conto che certe idee, fantasie, comportamenti, non li riavrai mai più, per colpa del peso che ti è caduto sulle spalle.

- N. Lilin, Educazione siberiana.

martedì 7 aprile 2015

Sesso, Amore e Disabilità

Qualche sera fa ho avuto la fortuna di vedere un documentario che mi ha passato un amico e che a breve verrà acquistato per entrare a far parte della mia videoteca. Il documentario in questione è Sesso, Amore e Disabilità e ci siamo arrivati partendo da tutta una serie di riflessioni (o seghe mentali, a seconda del punto di vista) sulla figura dell'assistente sessuale, sulla differenza palese ma allo stesso tempo non così palese tra assistente sessuale e prostituta, su Max Ulivieri e il suo lavoro di sensibilizzazione e non solo.


Sottotitolo: viaggio in Italia e nelle persone. Più che "nelle persone", per me è stato un viaggio "nella persona". Un viaggio dentro me, dentro le mie convinzioni ed i miei pregiudizi. Il documentario è una raccolta di interviste a persone con disabilità di vario tipo e professionisti. Vengono affrontate in modo non pesante diverse tematiche che toccano solo in parte la sessualità. Si parla della genitorialità, del rifiuto da parte degli altri, della distorsione che porta molti a vedere i disabili come asessuati e di molto altro ancora.
Mi sono fatta tante domande. Ho rivissuto episodi passati, ho riesaminato pensieri e comportamenti cercando di sviscerarne le ragioni più profonde.
Come quella volta in cui sono rimasta basita alla scoperta che la mia compagna di corso non vedente aveva da anni un fidanzato. Reazione che, più che mettere in evidenza un limite suo, ha fatto vedere un limite mio nel legare necessariamente la percezione visiva di qualcosa alla sua reale esistenza (e, di conseguenza, la mancanza del bisogno di qualcosa che non esiste poichè non può essere visto).
L'incontro con il disabile implica necessariamente lo scontro con una realtà che esce da ciò che noi consideriamo la normalità e che, se affrontato con desiderio di capire e crescere, porta ad un ampliamento del nostro concetto di normale, dove una persona non vedente, una persona amputata, spastica o con deformità fisiche non è "anormale", ma portatore di una diversa normalità che può integrarsi alla nostra.
Mi ha toccata tanto l'umanità del documentario. La vicinanza che si riesce a creare con le persone che hanno deciso di metterci la faccia, di parlare della loro vita privata, fin dalla prima intervista.
Il DVD si può ricevere tramite una donazione (importo minimo 10 euro), trovate spiegato con maggior precisione QUI.
Penso sia un'esperienza da fare. Non solo per smussare tutti quei pregiudizi che inconsapevolmente abbiamo maturato negli anni (e che ci stanno, perchè in generale ci aiutano a sopravvivere nel mondo), ma anche, detto egoisticamente, per una crescita nostra come esseri umani.


domenica 5 aprile 2015

La nostra legge dice che non si può parlare con gli sbirri: lo sai perché? Mica per divertimento. Perché gli sbirri sono i cani del governo, sono gli strumenti che il governo usa contro di noi. Figlio mio, mi hanno fucilato che avevo ventitre anni, e dopo ho vissuto tutta la vita nell’umiltà, senza possedere niente, niente famiglia, bambini, niente casa: tutta la vita in prigione, a soffrire e condividere le sofferenze con gli altri. E’ questo il motivo per cui ho potere, perché tanta gente mi conosce e sa che quando io incrocio le mani sul tavolo non parlo per mio interesse, ma per il bene di tutti quanti. Per questo, ragazzo mio, nel nostro mondo tutti si fidano di me. E adesso dimmi, per quale ragione noi dovremmo fidarci di quelli che hanno passato tutta la loro vita ad ammazzare i nostri fratelli, a chiuderci in prigione, a torturarci e trattarci come se non fossimo della razza umana? Come si fa, dimmi tu,a fidarsi di chi vive grazie alla nostra morte? Gli sbirri sono diversi da tutto il resto dell’umanità, perché hanno dentro la voglia di servire, di essere sotto padrone. Non capiscono niente della libertà e hanno paura degli uomini liberi. Il loro pane è il nostro dolore, figlio mio, come si fa a venire a patti con quella gente?

- N. Lilin, Educazione siberiana.

giovedì 2 aprile 2015

Uno sguardo all'autismo...

Oggi, 2 Aprile, è la giornata mondiale dell'autismo. Diversi conoscenti mi hanno invitata, in segno di consapevolezza e solidarietà, a indossare qualcosa di blu. Da brava Bastian Contrario, però, ho pensato che più che "mostrare" consapevolezza, sarebbe stato utile "condividere" consapevolezza con i non addetti ai lavori. Con quelli che sanno a malapena cosa sia l'autismo, che forse vedono nell'autismo un bambino che passa il suo tempo seduto in un angolo o guardando oggetti girare, che sentono arrivare da più parti notizie confuse sulle cause di questa patologia e su guarigioni miracolose.
Cinque punti sull'autismo, non in ordine d'importanza o di rilevanza. Cinque cose che forse non sapete e che possono tornarvi utile a capire meglio una realtà dolorosa che frequentemente passa inosservata.

1. I BAMBINI AUTISTICI NON SONO TUTTI UGUALI.
Conoscere un bambino autistico non significa aver visto cos'è l'autismo. Ogni bambino è diverso dall'altro. Ci sono bambini completamente isolati, bambini che cercano gli altri in modo inappropriato (spingendo o dicendo parolacce per attirare la loro attenzione, ad esempio), così come bambini più adeguati ma "troppo" presenti, sconfinanti quasi nel molesto. Allo stesso modo, alcuni potranno essere disturbati dal contatto fisico, altri lo cercheranno in modo esagerato. Dall'esterno alcune situazioni paiono più pesanti rispetto ad altre e questo può spingere a sottostimare molto la fatica e la sofferenza di quei genitori che sembrano vivere una situazione più "facile".

2. IL VACCINO NON CAUSA AUTISMO.
Anche se sarebbe bello. Tolto il vaccino, tolta la patologia. Invece no. Questo è uno di quegli argomenti su cui tanto si discute e certi servizi televisivi di dubbia qualità non fanno altro che alimentare le incertezze e il terrore nei genitori. I figli delle persone che lavorano in questo ambito sono vaccinati. Devo aggiungere altro?

3. NON ESISTONO GUARIGIONI MIRACOLOSE.
Nulla più di un figlio malato spinge una persona ad aprire il portafogli. Inoltre anche il genitore più formato e preparato (un affermato medico, ad esempio) può diventare raggirabile a causa della situazione di dolore che si trova a vivere e del profondo bisogno di alimentare una speranza che altri negano. Questa è una cosa molto allettante per avvoltoi disposti a tutto pur di fare soldi ed è il motivo per cui alcuni genitori, talvolta, si ritrovano a spendere elevate somme di denaro per i trattamenti più assurdi.

4. NON SOTTOVALUTATE IL DOLORE.
Questo per l'autismo, come per altre patologie più o meno gravi. Non sottovalutate MAI il dolore di una famiglia che, alla nascita del figlio, si immagina già il giorno della sua laurea, il giorno del suo matrimonio, e dopo due - tre anni si scontra con la realtà che forse quel figlio non imparerà mai nemmeno a parlare.
E questo ci riporta al punto sopra, all'aprire il portafogli e al rincorrere ogni cura possibile, anche rischiando di finire in mano ad approfittatori privi di scrupoli.
Ci porta anche a situazioni in cui, pur avendo i requisiti, la famiglia sceglie di non fare richiesta per la pensione d'invalidità o comunque la ritarda nel tempo. Fare una richiesta di questo tipo, infatti, implica accettare qualcosa di inaccettabile.

5. QUATTRO CHIACCHIERE CON L'AUTISTICO.
Non tutti i bambini autistici parlano e questa è la ragione per cui si ricorre a metodi alternativi per comunicare, che vanno dallo scambio di immagini, al linguaggio dei segni, alla comunicazione facilitata, nella quale il bambino comunica tramite una tastierina grazie ad una persona che funge da facilitatore.
Quest'ultimo metodo in particolare affascina molti genitori che non si accontentano di avere un bambino che porta loro l'immagine di un biscotto se vuole il biscotto o che segni "biscotto" per averlo. I risultati sono sorprendenti: autistici con ritardi mentali gravi che fanno discorsi sui massimi sistemi, parlano dei propri sentimenti, ringraziano i genitori per ciò che fanno per loro... e che nonostante tutto mettono poi in atto comportamenti tanto assurdi da stridere con quei discorsi così maturi e lineari. È l'autismo, ci si sente rispondere. L'autismo è questa roba qui. Sarà.
Eppure... eppure ci sono stati casi di bambini che hanno accusato i genitori di molestie sessuali e che sono stati portati via alle famiglie. A ciò si aggiungono numerosi studi che, nel corso del tempo, hanno mostrato come le conoscenze del facilitatore influenzassero le risposte del bambino e come in situazioni in cui il facilitatore non sapeva le risposte, il bambino inspiegabilmente sbagliava.
Il rischio, anche qui, è di far passare una tecnica per miracolosa quando non lo è. Diffondere messaggi fasulli scritti con la comunicazione facilitata significa approfittarsi della sofferenza dei genitori per spillare loro denaro, toccando uno degli aspetti più dolorosi di alcuni casi di autismo: l'impossibilità di comunicare con il proprio bambino, la consapevolezza di una madre che il proprio figlio non le dirà mai quando è felice o quando si è divertito. E questo, permettetemi di dirlo, è veramente schifoso.
Su questo argomento vi consiglio di leggere Pulce non c'è, di Rayneri Gaia (di cui, ho scoperto ora cercando il nome dell'autrice, trasmetteranno il film proprio questa sera su Rai 3).



Più lungo e dettagliato, c'è anche questo articolo.

ORA, posso mettere qualcosa di blu. Buona giornata a tutti voi, che avete avuto la curiosità e la voglia di guardare una diversa realtà e non avete voltato la faccia per il semplice fatto che il problema non vi riguarda direttamente.