Tanta gente cerca disperatamente quello che non è capace di trattenere e di capire, per questo è piena di odio e sta male per tutta la vita.
- N. Lilin, Educazione siberiana.
Tanta gente cerca disperatamente quello che non è capace di trattenere e di capire, per questo è piena di odio e sta male per tutta la vita.
I giovani vogliono i soldi facili, vogliono prendere senza dare niente in cambio, vogliono volare senza aver prima imparato a camminare. Arriveranno a uccidersi tra di loro. Poi scenderanno a patti con gli sbirri, e quando succederà, spero per te, mio caro, che sarai lontano da qui, perché questo posto diventerà un cimitero dei buoni e degli onesti.
C'è chi si gode la vita, c'è chi la soffre, invece noi la combattiamo.
Ho visto un video dell' incendio al commissariato di Sayyeda Zeinab. La persona che stava filmando - dalla voce e dal modo di parlare si poteva dedurre che fosse della classe media, uno di quelli che hanno studiato - diceva a un ragazzo, che sembrava di un quartiere popolare, di fare attenzione agli spari. L' altro gli ha risposto istintivamente: "Tranquillo.... oramai non fa differenza se vivo o muoio". Non gli ha detto: "Per l' Egitto sono disposto a tutto!" O "muoio nel nome del'Islam". Niente teoria, niente parole altisonanti come patria, religione e nemmeno dignità. Solo il nichilismo di chi sa che vivere in modo così misero non è molto diverso da morire. Chi avrebbe mai immaginato che, un giorno, qualcuno avrebbe detto che se non avessimo approvato prima di tutto la costituzione avremmo tradito il sangue dei martiri? O che un'altra fazione, quella che voleva prima le elezioni, avrebbe risposto di aver versato più sangue e offerto più vite in difesa della rivoluzione?
Non sono scesi in piazza per la costituzione o le elezioni. Non sono scesi in piazza per un Egitto democratico, civile o islamico, o che so io. Sono scesi in piazza solo per ragioni che li toccano da vicino: per i prezzi delle cose da mangiare, dei vestiti, degli alloggi, cresciuti in modo folle. Per il poliziotto che ferma il minibus di uno di loro per estorcergli cinquanta sterline. Per il poliziotto che li ha fermati per un controllo e il che li ha torturati per giorni anche se non avevano fatto niente. Per la sorella che vorrebbe "sistemarsi" ma non le bastano i soldi. Per lo zio che è stato mandato in prepensionamento dopo che la fabbrica in cui lavorava è stata privatizzata. Per il cugino che ha perso tutto quando i terreni agricoli sono stati assegnati a giovani laureati, e ha visto staccarsi il suo raccolto dal momento che l'acqua per irrigare finiva solo nelle terre di quelli che contano. Per la zia che è morta di cancro senza aver trovato un letto all'ospedale pubblico. E così via.
Per quei giovani - rappresenti di quel 40 percento di egiziani che vivono sotto la soglia di povertà, di quei dodici milioni che vivono nelle baraccopoli o di quel milione e mezzo che sta nelle "città dei morti" - tutte le discussioni sulla costituzione, le elezioni e il sistema di governo del Paese sono solo paroloni che si leggono sui giornali. Paroloni che non significano nulla, a meno che non abbiano un effetto immediato sulla loro possibilità di trovare lavoro, sui loro stipendi e sulle loro condizioni di vita. Tutte cose, mi pare, a cui le varie fazioni non sono interessate.