Curati di quanto dicono gli altri e sarai sempre loro prigioniero.
-Lao-Tzu, Tao te Ching.
Curati di quanto dicono gli altri e sarai sempre loro prigioniero.
Non voglio essere solo. Non ho mai voluto essere solo. Lo odio. Odio non avere nessuno a cui parlare, odio non avere nessuno da chiamare, odio non avere nessuno che mi prende la mano, che mi abbraccia, che mi dice che andrà tutto bene. Odio non avere nessuno con cui spartire le speranze e i sogni, odio non avere più speranze e sogni. Odio non avere nessuno che mi dica di tenere duro, che posso ritrovarli. Odio che quando urlo, e urlo da forsennato, sto urlando al deserto. Odio che non c'è nessuno che sente le mie urla e che non c'è nessuno che mi aiuti a imparare come smettere di urlare. Odio che quello a cui mi sono rivolto nella mia solitudine sta in una pipa o in una bottiglia. Odio che quello a cui mi sono rivolto nella mia solitudine mi sta ammazzando, mi ha già ammazzato o mi ammazzerà presto. Odio che morirò solo. Morirò solo nel mio orrore. Più di ogni altra cosa, tutto quello che ho mai desiderato è di essere vicino a qualcuno. Più di ogni altra cosa, tutto quello che ho mai desiderato è di sentire di non essere solo.
La cura dell'infelicità è la felicità, me ne infischio di quello che dicono tutti.
Rino odiava i presentatori tinti e le vallette nude e stava male quando vedeva la gente pronta a parlare dei cazzi suoi di fronte a mezza Italia. Disprezzava quei poveri stronzi che andavano in televisione e cominciavano a frignare e a dire che soffrivano perché erano stati mollati dalle loro mogli. E odiava la gentilezza ipocrita dei presentatori.
Odiava i giochi al telefono. I balletti raffazzonati. Odiava le battute rancide dei comici. E detestava gli imitatori e gli imitati. Odiava i politici. Odiava gli sceneggiati con i poliziotti buoni, i carabinieri simpatici, i preti buffi e le squadre anticrimine. Odiava i ragazzini brufolosi che sarebbero stati disposti ad ammazzare pur di essere ammessi in quel paradiso da quattro soldi. Odiava quelle centinaia di zombie semifamosi che vagavano come bastardi elemosinando una sedia. Odiava gli esperti che si arricchivano sulle tragedie.
Sanno tutto. Sanno cos'è il tradimento, la povertà, le stragi del sabato sera, la mente degli assassini. Odiava quando s'indignavano per finta. Quando si leccavano il culo tra loro come i cani ai giardinetti. Odiava i litigi che resistevano il tempo di una scorreggia. Odiava le collette per i bambini africani quando in Italia c'era gente che faceva la fame. Ma la cosa che detestava di più erano le donne. Puttane con le tette rotonde come pompelmi, le labbra gonfie, le facce rifatte con lo stampino. Parlano tanto di uguaglianza, ma quale uguaglianza e uguaglianza? Quando l'immagine che danno è quella di un branco di decerebrate rizzacazzi. Si facevano scopare da qualche stronzo con un po' di potere per uscire di
casa ed essere riconosciute. Donne capaci di passare sul corpo delle loro madri per un po' di successo. Li odiava tutti, quelli là dentro, al punto che alle volte si doveva trattenere dal prendere la mazza e sfondare quel cazzo di televisore. Vi metterei in fila, uno dietro l'altro, e vi sparerei. Che avete fatto di male? Professate il falso. State rincoglionendo milioni di ragazzini. Mostrando mondi che non esistono.
Spingete la gente a rovinarsi per comprarsi una macchina.
Mandate in malora l'Italia.
Purtroppo ogni scelta di vita ha un suo prezzo, a quanto pare.
Una cosa molto importante che ho imparato da mia moglie è ringraziare. Quando stavamo insieme la ringraziavo per tutto. È bellissimo ringraziare gli altri per ciò che fanno per noi.