mercoledì 7 gennaio 2015

The Normal Heart

Questa è una chicca su cui sono inciampata per caso un po' di tempo fa e che ho tanto insistito per rivedere in compagnia. Ad una seconda visione ho continuato a trovarlo straordinario e, lo ammetto, non mi dispiacerebbe una terza visione.
Il film è tratto dallo spettacolo teatrale di Larry Kramer, opera autobiografica in cui viene mostrata, in maniera decisamente cruda, l'esplosione del contagio da AIDS nella comunità gay di New York agli inizi degli anni 80.
Penso - potrei sbagliarmi - che le generazioni nate negli anni 70 e 80 siano state quelle più sconvolte (vista la giovane età) dalla scoperta di questa nuova malattia. Ricordo bene le pubblicità poco rassicuranti con gli omini circondati dall'aura luminosa, così come l'incertezza, l'idea che il virus potesse essere trasmesso tramite sudore o saliva. A ciò va aggiunto che, sebbene oggi con l'HIV si campi relativamente bene e taluni vadano pure a cercarsi intenzionalmente l'infezione, all'epoca di AIDS si moriva e la morte era qualcosa di straziante, atroce e inguardabile. Ciò che mi mancava, in verità, era la conoscenza di ciò che stava dietro a questo terrore dai confini indefiniti che mi ha travolta quando di anni non ne avevo ancora cinque. Riuscire ad avere un quadro chiaro con la capacità di comprensione di un adulto. Questo film mi ha permesso di scostare la tenda. Non solo, mi ha aiutata a gettar luce sul movimento gay nell'America degli anni 80. Mi ha fatto un certo effetto vedere il protagonista lamentarsi di quanto si fosse arretrati sui diritti gay sebbene si fosse già nel 1982. Rivedere i miei discorsi nei suoi discorsi mi ha fatta scontrare con l'immobilità dei giudizi e, ammetto, mi ha fatto perdere un po' di fiducia nella possibilità che in futuro ci siano evoluzioni o cambiamenti.
Non penso che un omofobo guarderà mai un film del genere ed è un gran peccato, perchè ciò che viene sbattuto senza filtri sullo schermo è l'umanità dei personaggi. Un'umanità che non conosce orientamento sessuale o colore di pelle. Il disorientamento, la paura, il sentirsi completamente abbandonati, la disperazione. Questo è un film che fa paura non per la malattia (tremenda, sì, però come molte altre), ma per la non reazione che la comunità omosessuale ha incontrato quando il contagio ha cominciato a dilagare. Il pensiero che persone possano ammalarsi e morire nella completa indifferenza generale, convinta che fino a quando non tocca noi non sia un problema nostro, è spaventosa.
Da vedere.

4 commenti:

  1. Qualche settimana fa lo davano su Sky Atlantic, in seconda serata. Mi sono addormentata, ma mi sono ripromessa che l'avrei guardato. Se stasera sono reclusa, mi sa che lo vedo. :D (mi sono persa un po' di cose nel blog, ma sto recuperando aggiungendo un commento a ogni post, praticamente)

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  2. me lo sono segnato. Secondo me, con i miei tempi ed entro un quinquennio, riesco a vederlo

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