domenica 30 giugno 2019


Ognuno persisteva nella convinzione che i bambini deficienti, esseri inferiori, dovevano alla fine essere educati come i bambini normali. L’idea che una «nuova educazione» era nata nel mondo pedagogico non era ancora penetrata, né che una nuova educazione potesse elevare i bambini deficienti a un livello superiore. E tanto meno s’intuiva che un metodo educativo capace di elevare i deficienti potesse anche elevare i bambini normali.

- M. Montessori, La scoperta del bambino.

giovedì 27 giugno 2019

Che se poi occorrono addirittura i premi e i castighi della scuola o della vita familiare a fare studiare un giovane fino alla laurea, meglio è che questi non diventi affatto dottore. 

M. Montessori, La scoperta del bambino.

domenica 23 giugno 2019

Pastorale Americana

Ho finito due settimane fa la lettura di Pastorale Americana di Philip Roth. Non mi pare di aver già letto suoi libri. Avevo visto, in passato, il film tratto dal suo libro "La macchia umana" e mi era piaciuto moltissimo, lui mi aveva incuriosito tanto come scrittore, tanto da voler leggere qualcosa di suo per vedere come scriveva. Il libro non mi ha agganciata subito. All'inizio, devo essere onesta, sono rimasta perplessa. Mi sembrava il classico romanzo americano che si fa leggere, è leggero, non passa nulla ma permette di intrattenersi (senza ovviamente arrivare ai livelli di Dan Brown). Dopo diverse pagine, invece, la storia comincia finalmente ad ingranare. Il libro ti prende e non ti libera più, rimani incollato fino all'ultima pagina. Anzi, personalmente all'ultima pagina io mi sono detta: "Ed ora? Mi lasci così? Non vai più avanti? Voglio sapere tutto. Voglio che mi racconti nei minimi dettagli ciò che è successo. Non lasciare nulla alla mia immaginazione". E invece, purtroppo, alcune cose vengono lasciate sottintese ma non viene spiegato come accadano.
Non so che problemi abbia Philip Roth con gli Stati Uniti, se ripenso anche al film della Macchia umana non posso non vedere la posizione critica nei confronti di un perbenismo americano, un'immagine di sogno americano, vita da americani, che è in verità solo facciata e che spesso e  volentieri, ad un certo punto della vita dell'americano medio, si crepa e fa vedere tutto quello che c'è dietro, tutta l'incoerenza, l'assurdità e la pochezza, a volte, di questa rappresentazione artefatta che nulla ha da spartire con la vita vera. Questo libro mi ha lasciata con un fortissimo amaro in bocca, perchè oltre a cogliere questa critica all'american dream e ad un'immagine molto fatua, ho indirettamente vissuto il dramma dei "figli persi". Un dramma che riguarda anche la storia del nostro paese, per via di vicende accadute negli anni passati, che a volte rimane inspiegabile per un genitore. Pensare che il tuo bambino meraviglioso, ad un certo punto, diventi un individuo che non è più controllabile, comprensibile e che sembra uno sconosciuto, è molto faticoso, seppur realistico. Accompagnata dallo svedese ho rivissuto il dramma, già trovato in altri libri, di questa figlia persa. Mancano risposte chiare per gran parte del libro. Non si ha fin quasi la fine la certezza che questa figlia sia realmente una figlia persa. Questo è ciò che ho apprezzato di più di tutto il romanzo. A trascinarmi veramente, più della storia dello svedese, più del dramma di questa vita di facciata che si crepa e crolla, è stata la figura di questa figlia, una figlia che pareva conosciuta ma che, ad un certo punto, sembra essere un estraneo, qualcuno che in realtà mai nessuno ha veramente compreso, con il dubbio, portato avanti fin quasi alla fine, che forse sia solo un fraintendimento, che non ci sia nulla di non compreso in questa figlia. Questo attaccarsi alle speranze, al bisogno di credere che le notizie che girano siano tutte false, che tutto sia un grande fraintendimento.
E' un libro di cui sento di dover consigliare la lettura perchè il personaggio di Merry è un personaggio che trascina e che merita di essere conosciuto, che lascia tantissime domande nel lettore, perchè il personaggio dello svedese mi ha fatta innamorare e, infine, perchè dopo aver letto l'ultima pagina rimane la voglia di leggere altro ancora, di Roth.

sabato 22 giugno 2019

Lotti contro la tua superficialità, la tua faciloneria, per cercare di accostarti alla gente senza un carico eccessivo di pregiudizi, di speranze o di arroganza…; offri il tuo volto più bonario camminando in punta di piedi e l’affronti con larghezza di vedute da pari a pari e tuttavia non manchi mai di capirla male. La capisci male prima d’incontrarla, la capisci male mentre sei con lei; poi vai a casa, parli con qualcuno dell’incontro e scopri ancora una volta di avere travisato. Poiché la stessa cosa capita in genere anche ai tuoi interlocutori, tutta la faccenda è veramente una colossale illusione priva di fondamento, una sbalorditiva commedia degli equivoci. Come dobbiamo regolarci con questa storia che assume ogni volta un significato grottesco? Devono tutti chiudere la porta e vivere isolati come fanno gli scrittori solitari che creano i loro personaggi e poi li fanno passare per persone vere? Capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite… Beh, siete fortunati.

- P. Roth, Pastorale americana.

martedì 18 giugno 2019

Tu chiedi: "Se rispetti la vita in tutte le sue forme, come puoi vivere?" La risposta è che non puoi.

- P. Roth, Pastorale americana.

sabato 15 giugno 2019

Aveva imparato la lezione peggiore che la vita possa insegnare: che non c'è un senso. E quando capita una cosa simile, la felicità non è più spontanea. E' artificiale e, anche allora, comprata al prezzo di un ostinato estraniamento da se stessi e dalla propria storia.

- P. Roth, Pastorale americana.

lunedì 10 giugno 2019

Al posto dell'anima, pensavo, ha l'affabilità: quest'uomo la irradia da ogni poro. Per se stesso ha ideato un incognito, e l'incognito è diventato lui. 

- P. Roth, Pastorale americana.
Ho sognato che litigavamo e il nostro rapporto si spezzava, come in realtà è successo. Ma era diverso, rispetto a com'è andata.
Nel sogno eravamo sotto Natale e tu eri venuta da me con un sacchetto pieno di doni. E anche io avevo doni per te.
Non so perchè nel sogno finiva tra noi, ma io ti dicevo basta, è finita, e tu andavi via lasciando le tue cose a casa mia. Quando rientravo nella tua stanza le vedevo tutte, vedevo tutti i pacchetti miei e tuoi ancora da aprire e sentivo il tuo odore, come l'odore che hai lasciato sul maglione fucsia che non hai portato via con te. E mi pentivo. Ti scrivevo. Mi mangiavo le mani credendo di aver rovinato tutto. Nel sogno aspettavo una tua risposta. Come le mie risposte che a te non sono mai arrivate. Chissà che brutto deve essere scrivere all'altra persona e ricevere in cambio solo un silenzio che può voler dire tutto e il contrario di tutto. Non ha letto? Non mi risponde perchè mi odia? Non ha tempo? Non gli frega più nulla di me?
Penso di aver fatto questo sogno perchè Marco è venuto a cercarmi e perchè a lui la risposta è arrivata. Potresti pensare: due pesi, due misure. Ma non sai con che spietata lucidità io abbia controllato il mio comportamento, le mie mancate risposte.
Perchè l'errore più grande, nei rapporti che sono stati veramente importanti, sta proprio nello sguazzare fra i grigi. Nel lasciare la porta socchiusa. Nel non definire chiaramente i confini. Dà sicurezza, ma complica enormemente la vita ed è un errore che non ho voluto ripetere con noi.
Per questo ho preferito chiudere la porta e voltarmi a guardare altro. Tornare speditamente nella mia, di vita, dove tu non ci sei più e questa cosa è conseguenza non di un'arrabbiatura o di una delusione - queste sono emozioni temporanee che non possono certamente fare da basi per scelte di vita - ma di una presa di coscienza su noi, su ciò che siamo state e su ciò che saremmo state in futuro. Quindi, in definitiva, li ho visti i tuoi messaggi ma non ho potuto aprirli nè leggerli per questa presa di coscienza e per la necessità di lasciarla chiusa, quella porta. Non perchè sono arrabbiata o offesa per una qualche ragione. Li ho lasciati chiusi nel più alto rispetto di me, di te, di ciò che siamo state e di ciò che avrei voluto fossimo state se non fossimo state me e te.

giovedì 6 giugno 2019

Mai, in tutta la sua vita, aveva avuto l'occasione di chiedersi: "Perché le cose sono come sono?" Perché avrebbe dovuto farlo, se per lui erano state sempre perfette? Perché le cose sono come sono? Una domanda senza risposta, e fino a quel momento era stato così fortunato da ignorare addirittura che esistesse la domanda.

- P. Roth, Pastorale americana.

domenica 2 giugno 2019

Quando Ira veniva a casa mia a prendere ispirazione da mio padre, io avrei potuto anche non essere nato. Avevo perso la capacità di ricordare, pur debolmente, mio padre che domandava a Ira la sua opinione su svariati argomenti, mentre il mio compagno mangiava uno dei nostri frutti. Era una di quelle cose che ti vengono strappate e gettate nell'oblio solo perché non hanno molta importanza. Eppure, ciò che a me era totalmente sfuggito aveva messo radici in Ira e cambiato la sua vita. Non occorre spingersi troppo lontano, dunque, basta guardare Ira e me per capire per quale motivo attraversiamo la vita con l'impressione generalizzata che tutti abbiano torto tranne noi. E poiché non dimentichiamo le cose solo perché non contano, ma le dimentichiamo anche perché contano troppo (perché ciascuno di noi ricorda e dimentica secondo uno schema labirintico che rappresenta un segno di riconoscimento non meno caratteristico di un'impronta digitale), non c'è da meravigliarsi se le schegge di realtà che una persona terrà in gran conto come parti della propria biografia potranno sembrare a qualcun altro, che, diciamo, ha per caso consumato diecimila cene allo stesso tavolo di cucina, una deliberata escursione nella mitomania.

- P. Roth, Pastorale americana.